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Neuropsicologia

"Più in alto della realtà si trova la possibilità" Heidegger

Valutazione e riabilitazione neuropsicologica

Il declino di una o più funzioni cognitive (il linguaggio, la memoria, il ragionamento, l’attenzione) può essere l’esito del passare del tempo e del naturale invecchiamento, oppure causato da: un incidente stradale con trauma cerebrale; un ictus cerebrale; un tumore cerebrale.

Inoltre, il decadimento cognitivo può essere la conseguenza di una demenza, come la Malattia di Alzheimer, la Demenza vascolare o frontotemporale, o di malattie demielinizzanti come la Sclerosi Multipla o degenerative come la SLA.

Gli esiti di varie patologie possono includere:

  • La Negligenza spaziale unilaterale, che è un disturbo della cognizione spaziale nel quale, a seguito di una lesione cerebrale che nella maggioranza dei casi coinvolge l’emisfero destro. Il paziente ha difficoltà ad esplorare lo spazio controlaterale alla lesione e non è consapevole degli stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e dei relativi disordini funzionali (anosognosia).
  • L’aprassia, che consiste in un disturbo nell’esecuzione di un movimento finalizzato a uno scopo. L’aprassia insorge di frequente a seguito di un danno parietale nell’emisfero sinistro.  Esistono diverse forme di aprassia. L’aprassia ideativa riflette un danno del programma motorio. Il paziente con aprassia ideativa ha difficoltà a utilizzare gli oggetti (per es., un martello, un bicchiere e una bottiglia), sia singolarmente che in sequenza. L’aprassia ideomotoria, è determinata da una difficoltà a implementare il programma motorio nei movimenti appropriati. Questo disturbo viene messo in evidenza mediante compiti di esecuzione di gesti su imitazione, sia significativi che non (per es.: ‘saluto militare’, ‘mano aperta con il dorso in alto, orizzontale a livello del mento’). L’aprassia costruttiva è l’incapacità da parte della persona di programmare ed organizzare in maniera corretta un movimento o più azioni e di riprodurre strutture complesse, dovuta al fallimento nei tentativi di porre gli elementi costituenti nei corretti rapporti spaziali reciproci. Si valuta tramite la copia di figure più o meno complesse.
  • L’agnosia, che porta ad un’incapacità di riconoscere oggetti, animali o persone in assenza di deficit sensoriali. Le agnosie sono specifiche per modalità sensoriali (più frequentemente visiva). Il paziente, pur non avendo deficit sensoriali (visivi), non riconosce un oggetto a lui noto. Il sintomo dell’agnosia è dato dall’incapacità di denominare un oggetto presentato secondo una precisa modalità (ad esempio visiva). Nell’agnosia appercettiva sono colpiti gli stadi relativamente più precoci ­dell’elaborazione: ossia il paziente non è in grado di stabilire quali tra più fotografie rappresentino lo stesso oggetto raffigurato in angolazioni diverse, oppure non è in grado di individuare due oggetti se sono parzialmente sovrapposti. A un livello più alto nella gerarchia del riconoscimento visivo, nell’agnosia associativa il paziente è capace di stabilire i confini tra figure sovrapposte o di confrontare oggetti ritratti sotto diverse angolazioni. Può anche stabilire se una figura rappresenta un’entità esistente oppure un oggetto chimerico ma non sa fornire nessuna informazione sulle entità percepite: né il nome, né la funzione, né altre indicazioni che testimonino un accesso alla rappresentazione concettuale.
  • L’afasia insorge a seguito di lesioni all’emisfero cerebrale sinistro. Indica la condizione in cui si perde la capacità di comunicare. A seconda del tipo di afasia, risulta maggiormente deficitaria la capacità di espressione (afasia di Broca) o quella di comprensione del linguaggio (afasia di Wernicke), parlato o scritto. In genere compare all’improvviso dopo un ictus o un trauma cranico, ma può anche svilupparsi lentamente insieme a un tumore cerebrale o a una malattia neurodegenerativa.

Per ognuno di questi disturbi esistono adeguati protocolli di valutazione e riabilitazione. Si procede facendo una valutazione delle funzioni cognitive interessate attraverso test standardizzati, per poi, successivamente, intervenire con un trattamento personalizzato per ogni singolo paziente, con l’obiettivo di potenziare tali funzioni cognitive.

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