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I disturbi d’ansia

"Più in alto della realtà si trova la possibilità" Heidegger

Diagnosi nosografico-descrittiva

I disturbi d’ansia più comuni, secondo le diagnosi indicate nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, APA, 2014), sono classificati come segue:

Fobia specifica

Una fobia è una paura marcata nei confronti di un elemento specifico sproporzionata, sempre presente e spesso irrazionale rispetto alle paure comuni. Una fobia è una paura marcata nei confronti di un elemento specifico (oggetto, situazione, animale, luogo, ecc.), sproporzionata, sempre presente e spesso irrazionale rispetto alle paure comuni. Si tratta di un processo che si instaura nella persona facendole provare stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Le fobie vengono categorizzate a seconda della tipologia dello stimolo fobico.

Le categorie si dividono in:

  • Animale (ad esempio, ragni, insetti, cani).
  • Ambiente naturale (ad esempio, altezze, temporali, acqua).
  • Sangue-iniezioni-ferite (ad esempio, aghi, procedure mediche invasive).
  • Situazionale (ad esempio, aeroplani, ascensori, luoghi chiusi).
  • Altro. La categoria “Altro” può comprendere gli stimoli più svariati.

 Per saperne di più leggi l’articolo completo.

Specificatore attacco di panico e disturbo di panico

L’attacco di panico può manifestarsi nel corso di una qualsiasi psicopatologia, per questo si parla di “specificatore”. La dignosi di disturbo di panico invece è caratterizzato dalla presenza di ricorrenti attacchi di panico (almeno due, anche se in genere gli attacchi sono molti di più) definiti come “inaspettati”. Il termine “inaspettati” sta a significare che, apparentemente, non si evidenziano cause scatenanti l’attacco.

I sintomi fisici che si manifestano, nel caso di un attacco di panico sono almeno quattro tra: palpitazioni; sudorazione; tremori; dispnea; sensazione di asfissia; dolore al petto; nausea; sensazione di instabilità e sbandamento; derealizzazione (la realtà esterna appare strana ed irreale) o depersonalizzazione (avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo); sensazione di perdere il controllo, impazzire o morire; parestesie (ad esempio, avvertire formicolii), brividi o vampate di calore.

Il disturbo d’ansia sociale

Il Disturbo d’Ansia Sociale (o Fobia Sociale) si caratterizza per una paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali (per es., avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (per es. mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (per es. fare un discorso in pubblico) (APA, 2014).

Ciò che realmente teme l’individuo è la possibilità di agire in modo tale da manifestare i suoi sintomi d’ansia, che saranno valutati negativamente (perché imbarazzanti, umilianti, porteranno al rifiuto o risulteranno offensivi per altri). Come in molti disturbi d’ansia, le situazioni ansiogene sono evitate o sopportate con disagio dal paziente.

La paura, l’ansia e l’evitamento per porre diagnosi di ansia sociale devono durare più di 6 mesi e devono risultare sproporzionate rispetto alla reale minaccia della situazione.

L’agorafobia

L’agorafobia è caratterizzata dall’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico. Le situazioni in cui si manifesta l’agorafobia sono ad esempio l’essere fuori casa da soli, l’essere in mezzo alla folla o in coda, l’essere su un ponte, viaggiare in automobile o con altri mezzi di trasporto (ad esempio, treni o autobus).

Il disturbo d’ansia generalizzata

Tale disturbo è caratterizzato da ansia e preoccupazione eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, relative a una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche) (APA, 2014). La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione e l’ansia, che egli stesso reputa eccessiva per intensità, durata o frequenza rispetto alla realtà probabilità o impatto dell’evento temuto. Questo si associa a tre o più dei seguenti sintomi: irrequietezza (sentirsi tesi, con i nervi a fior di pelle), affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sonno irrequieto e insoddisfacente).

 

Diagnosi esplicativa

In termini fenomenologici, nel caso dei disturbi ansiosi si assiste a uno sbilanciamento dei normali livelli di attivazione fisiologica (arousal). Le persone con tendenze ansiose hanno una capacità enterocettiva, cioè di captare i cambiamenti corporei viscerali, incrementata rispetto agli altri. Pertanto qualsiasi esperienza emotiva intensa, positiva o negativa, potenzialmente innesca ansia, paura, angoscia e attivazione viscerale (per es. tachicardia, sudorazione, tremore o dolori fisici come il mal di pancia). Segue una concentrazione eccessiva (iper-focalizzazione) su tali stati viscerali, che diventano una preoccupazione importante. Lo stato di allerta è sganciato dal contesto in cui emerge (spazio-temporale ed emotivo) e le persone faticano a trovare una causa scatenante. Il pensiero a quel punto diventa quello di aver paura di morire o comunque che stia succedendo qualcosa di brutto (per es. un infarto). Si innesca così il circolo detto “paura della paura”: emerge un’attivazione viscerale e segue una sensazione di pericolo imminente che porta la persona in uno stato ansioso, a questo punto l’ansia non è più modulabile perchè non si riconosce la causa scatenante e arriiva l’attacco di panico.

Per quanto concerne l’agorafobia è la paura di non poter scappare dalla situazione in caso insorgessero sintomi ansiosi. La fobia sociale è l’ansia per il giudizio altrui. L’esposizione interpersonale provoca un’esperienza viscerale negativa che diventa difficile configurare in un racconto.

 

Obiettivi della psicoterapia

L’obiettivo primario è quello di rispondere alla domanda del paziente e spesso coincide con la necessità di ridurre uno o più sintomi di vario genere. Per questo, alla fine dei primi colloqui, si procede insieme al paziente alla rifigurazione di sé. La rifigurazione ha l’obiettivo di modificare il senso di un’esistenza o di parti di essa per arrivare a una trasformazione dei modi di essere-nel-mondo e con-gli altri della persona. Presto la sintomatologia acquisisce un significato e comincia a regredire. Inoltre, questo processo fa in modo che il/la paziente cominci a sentire la possibilità di progettarsi verso differenti e nuovi orizzonti d’attesa (progetti), in accordo con la storia di sé. Soltanto durante il percorso terapeutico gli orizzonti d’attesa maggiormente identitari iniziano ad essere percorsi e l’intera storia di vita di sé diventa sempre più coerente con i nuovi progetti esistenziali. Attraverso la rifigurazione il/la paziente avverte la possibilità di “esistere altrimenti”. Questo conduce il/la paziente ad una trasformazione di sé attraverso un riposizionamento secondo modi di essere maggiormente identitari (Liccione, 2016).
Per prenotare un primo colloquio contattare la dott.ssa Valeria Bleggi al numero 3494531618 oppure visitare la pagina Contatti.

 

Bibliografia

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC (trad. it. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione, Raffaello Cortina, Milano, 2014).

Liccione, D. (2011). Psicoterapia cognitiva neuropsicologica. Torino: Bollati Boringhieri.

 

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